lunedì 4 marzo 2013

Donna Madre a Casa per una Decrescita Felice

Mi confrontavo stamattina con le altre mamme che con noi stanno cercando di creare una scuola diversa per i nostri bambini e portavo loro una riflessione che da tempo mi interroga come donna madre. Il tutto è cominciato da quando ho lasciato il lavoro per partire per il nostro wooferaggio quando il mio ruolo di donna e madre ha cominciato a cambiare, senza che al momento me ne accorgessi più di tanto. Non ero più la donna che lavorava, che quando si era coppia guadagnava pure più di suo marito, che portava la bimba di un anno all'asilo nido per lavorare quattro ore al mattino, non tanto per i soldi (che servivano per pagare l'asilo e nido e l'auto per andare al lavoro!!!), ma per la sua "sanità mentale"! No, ora tutto era cambiato e finchè eravamo in giro non me ne rendevo conto più di tanto perchè entrambi, Nicola ed io, lavoravamo come woofer e a turno stavamo con Greta.

Poi durante la prova di ecovillaggio la consapevolezza di questo cambiamento è aumentata, grazie anche al confronto con le altre donne con cui vivevo, ed ho passato momenti di grande frustrazione, nel vedere che Nicola e gli altri uomini costruivano le strutture per l'inverno, lavoravano tutto il giorno e a fine giornata guardavano soddisfatti il proprio contributo alla comunità, mentre io mi limitavo principalmente a stare con le bambine e cucinare e mi sembrava di non fare nulla! Ci sono stati momenti in cui mi sono arrabbiata con Nicola, altri in cui mi dicevo "ma no, anche tu stai contribuendo, se tu non cucinassi loro non potrebbero lavorare così tanto, se non stessi con le bimbe il cantiere non andrebbe avanti...". Ma non era questo, non era soltanto un bisogno di riconoscimento, c'era dell'altro, c'era una lotta interiore dentro di me tra due immagini di donna diverse, che la nostra società ha messo in conflitto e a cui ha attribuito valore diverso: il modello vincente è la donna "emancipata", che lavora fuori casa, che porta a casa uno stipendio, che lascia i figli a scuola per sette/otto ore al giorno, che cucina rapidamente e soprattutto che fa stare dentro tutto, una specie di super donna perchè comunque ha ancora molto di quel ruolo di cura che sempre è stato di sua competenza, ma che sempre più ha accanto un uomo cambiato, più attento alle esigenze dei figli, più partecipe anche nella cura della casa, ecc. E poi c'è il modello "perdente", la donna casalinga, che le si spegne il cervello, che sta tanto da sola, non si realizza, non contribuisce alla società, non porta la femminilità nel mondo, non si emancipa e magari ha ancora a fianco un uomo vecchio stile che quando arriva a casa mette le gambe sotto il tavolo aspettando che gli venga servita la cena.

Va beh, la sto semplificando un po' e mi sento leggermente manichea, però davvero le immagini che spesso affiorano nella mia mente sono queste... A volte, quando per compilare dei documenti devo rispondere alla domanda "Professione?" "CASALINGA", quasi mi vergogno e mi dà fastidio, perchè penso all'immagine che in quel momento si profila nella mente dell'impiegata che, magari (giuro che mi è successo in Posta) è anche capace di dirmi "ah, beh, lei può aspettare ancora un attimo, tanto non ha fretta, vero?" come se il tempo di una c-a-s-a-l-i-n-g-a valesse meno di quello di una donna che lavora!!!
Ma un nuovo passaggio sta avvenendo dentro di me. Dopo ormai due anni che non lavoro mi sto rendendo conto che in questo momento sono proprio felice di potermi dedicare a Greta e al fratellino/sorellina che arriverà; che amo poter cucinare tutti i giorni cose diverse, sane, genuine, che a volte mi richiedono ore di preparazione; che mi stimola stare con altri genitori a sognare e creare una scuola diversa per i nostri figli e pensare che, dato che non avremo molti soldi da mettere, dovremo contribuire con il nostro tempo, le nostre energie e le nostre idee; e Nicola è al mio fianco, attento, partecipe, contribuisce alla vita familiare non soltanto con lo stipendio. La nostra vita è lenta, non è una vita di corsa, abbiamo tempo. E non siamo ricchi economicamente.
E così dentro di me si fa pace. Le due donne si incontrano, si salutano rispettosamente e si compenetrano. Sono una donna libera di scegliere, sono emancipata perchè non sono obbligata a stare a casa, ma lo scelgo impegnandomi anche con il mio lavoro casalingo a permettere la decrescita nella nostra famiglia. Porto la mia femminilità nel mondo in questo modo e contribuisco alla società cercando di crescere i miei figli occupandomene direttamente, senza delega, insieme ad altri. Il mio cervello è vivo, pieno di progetti, di sogni, di idee da realizzare. E mi fa piacere servire ciò che ho cucinato questa sera nei piatti dei miei familiari, come amo gustare il pane impastato con amore da Nicola. Alla domanda "Professione?" mi piacerebbe poter rispondere "Donna Madre che ha scelto di stare a casa per una decrescita felice".
So che ci sono altre famiglie che vivono così. Mi piacerebbe sapere se questi pensieri vi risuonano, se a volte vi attraversano e come fate pace dentro di voi.

8 commenti:

  1. Ciao Valeria,
    ancora non ci siamo conosciute di persona, ma credo che abbiamo diverse cose in comune.
    Anche io ad esempio ho scelto di stare a casa con mio figlio (e quello in arrivo =) ).
    A volte mi balenano pensieri strani, preconcetti e distorsioni che mi buttano giù, ma poi tutto passa, magari grazie ad una chiacchierata con mio marito, o comunque rendendomi conto che sono fortunata a poter fare una vita semplice ed aiutare la mia famiglia e la mia comunità con le cose che faccio.
    La cosa importante è che tu sia felice con la tua scelta, non quello che ne pensano gli altri.
    ciao e buona fortuna!

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  2. Ma dai? anche tu un altro figlio? ma sì, prima o poi ci incroceremo, Bergamo è così piccola!! Grazie!

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  3. Da tempo vi seguo, e anche se con condivido tutte le vostre scelte, ciò che mi ha sempre fatto sorridere e commuovere è il fatto che tutte le scelte sono così forti e così legate alla famiglia. Famiglia che probabilmente non avrò, non per scelta. Il lavoro per me è quindi importante, perchè dà un altro senso alle giornate. Eppure spesso mi trovo a scontrarmi con lo stereotipo che vuole la donna sposata e trentenne con un figlio, e le battute sul fatto che la mia situazione è "inadeguata" si sprecano. E la cosa che più fa male è che sono sempre altre donne a farle. Ognuno gestisce le conseguenze delle scelte che fa, o non fa, e ciò che gli altri dicono non conta...

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  4. Cara Anonimo, grazie per aver condiviso! Sicuramente liberarsi dal giudizio altrui non è facile...a pochi giorni dalla festa della donna mi piace invitarci a festeggiare la nostra bio-diversità e i nostri mille modi meravigliosi di essere donna! buona strada a tutte.

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  5. Cara Valeria, io appartengo (seppur non mi piaccia essere inserita nelle categorie) al modello vincente che hai delineato tu: madre, libera professionista, 3 figlie, sempre in affanno.. Perchè lo faccio? perchè porto avanti un progetto, perchè da adolescente, con gli occhi ed il cuore pieni di sogni, ho intrapreso una strada lunga, tortuosa e zeppa di sacrifici, ma l'ho affrontata a testa bassa . Non per arrivismo, non per brama di arricchirmi economicamente, non per conformismo. Per me. Per realizzare le capacità che sentivo di avere. Per mettere sulla tela della mia vita i colori che desideravo. quando ho sentito di essere pronta, il mio quadro si è arricchito di nuovi stupendi colori: mio marito, le mie bambine, le pappe , i pannolini, .. Ma non per questo ho dovuto cambiare tela e gettare quella vecchia che tanto ho amato e voluto. Certo, ciò significa scendere a qualche compromesso, non essere totalizzante, saper essere incisiva sul lavoro e subito dopo aprirti in un sorriso per tua figlia, vestire panni diversi nella stessa giornata. Per capire che si tratta di tasselli complementari della tua vita.Certo, la mia vita non può essere lenta, molte volte sono in affanno, alla fine di una giornata sono esausta, ma felice dell'intensità di questi anni in cui sto portando "fieno in cascina" , in cui sto seminando con cura, impegno e fatica la mia vita. E la mia vita non sono solo le mie figlie, le ho partorite e, insieme, affrontiamo il mondo, mano per la mano. Ho troppo rispetto per me stessa per consentire che la mia felicità dipenda dagli altri anche se fossero le mie bambine o mio marito. non posso tradirmi e se ciò costa fatica, la farò. lavorerò di notte, ma con passione. e poi correrò ad allattare mia figlia e getterò lo sguardo sulle altre per controllare che siano coperte.
    e' una scommessa, sai, ma è anche una forma di ringraziamento nei confronti della vita che mi ha dato tanto e a cui voglio dimostrare la mia riconoscenza, scegliendo ogni giorno di essere donna e madre, pur lasciando le mie bambine all'asilo. se emancipata significa libera da ogni dominio, allora sì, sono emancipata. E felice.

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  6. Grazie Roberta per la condivisione. Sono felice che tu sia felice! Alla fine è quello l'importante.
    Spero che il mio post non sia stato letto come una critica a chi fa una vita come la tua...a me piaceva condividere alcune cose che si muovono in me cercando di analizzarne i motivi. Credo che non si possa negare che un discorso come il tuo provochi più stima, rispetto, apprezzamento agli occhi di molti, rispetto ad uno come il mio. Per lo meno a Bergamo dove il lavoro retribuito e i sacrifici sono valori molto importanti per molti, la donna che "non lavora" è guardata con meno stima, curiosità, rispetto. E credo sia per questo che talvolta in me le due tipologie di donna (che, ripeto, ho delineato in modo così manicheo per semplicità, ma lungi da me l'etichettare!) lottano e si giudicano a vicenda...
    La cosa bella di questo confronto è che mi pare ci stia aiutando ad apprezzare le nostre scelte e la vita che facciamo, magari con più consapevolezza!
    Ancora grazie. Buona vita!
    Valeria

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  7. La chiave di tutto credo stia nell'uomo e nel valore che lui dà a ciò che fa una Donna Madre a Casa.
    Mi sembra, ma non ho alcun contatto con le femmine moderne, che siano le femmine ad adeguarsi ai maschi,
    che in casa si mangi quello che lui ama mangiare, che le sue passioni diventino le passioni di famiglia,
    che la televisione e il computer siano suoi e che possa lasciarli in comodato se non interessato.

    Quindi, se lui decide che la Donna Madre a casa è un valore, essa sarà felice e appagata.

    Se la guarderà come un parassita e biascicherà il pane fatto in casa,
    se ne fregherà del pasto caldo e amorevolmente servito,
    disprezzerà l'ordine come perdità di tempo,
    la Donna Madre perderà molto smalto,
    soprattutto se i figli sono grandi e quindi ella ormai è solo una
    Donna di Casa.

    Una badante misconosciuta dell'armonia
    e della serenità degli altri componenti.

    Che non sono poi così sereni, se la considerano una bieca approfittatrice del sacrificio e della responsabilità altrui.

    Nel mio caso la posizione è complessa perchè lui è un decrescitore con tutti i vizi del decrescitore che però vuole la moglie emancipata e remunerativa.
    A me solo mettere in tavola per tutti mi prende cinque ore al giorno!!
    ( tra arrivi scalari, bolliture del latte, lavaggi di bottiglie e pentoloni et. similia )
    Per la cronaca, ho 40 anni e due figli di 20 e 17.
    Un abbraccio!

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    1. Non penso sia questione di chiamarsi casalinga, professionista, cuoca o badante, donna di casa o altro.
      nemmeno di chiamarsi imprenditore, decrescitore, muratore o altro.

      penso invece sia necessario chiedere, (dolcemente esigere) il rispetto, reciproco, per quella/o che sono, che sei, che fai, che faccio.

      sono abbastanza convinta che sia una strada verso l'ugualianza, la vera emancipazione di noi donne.
      chiedere con dolcezza se qualcuno ci possa dare una mano.
      non dare per scontato che dobbiamo fare tutto da sole, ma neanche dare per scontato che l'aiuto ci è dovuto.
      indipendenti e forti, certo, ma anche complici.
      poi non siamo mica solo quello che facciamo, spero che ci sia anche altro.

      ho quasi 10 anni di più di te, non penso faccia differenza, semmai il fatto di non aver figli ci ha dato più tempo.
      ma il tempo bisogna prenderlo (e fare) in qualsiasi momento della vita.
      e questo sicuramente se si vuole decrescere, "più lento, più profondo, più dolce".

      **********
      "Il topo Federico" (http://pagineecolori.myblog.it/archive/2012/02/02/federico-il-topo-di-lionni.html) è la storia di un topino che sembra starsene pigramente in disparte mentre tutti i suoi compagni faticano per raccogliere le provviste per l'inverno;
      dopo qualche mese le provviste cominciano a scarseggiare, i compagni chiedono -curiosi- quelle di federico, visto che d'estate non ha lavorato un bel niente:
      Federico, allora, con la sua voce e le sue parole, saprà regalare a tutti i presenti quello che ha incamerato minuziosamente durante la bella stagione:
      i colori pieni dell'Estate, i caldi raggi di sole che rafforzano l'anima, i profumi di una natura che si mostra in tutta la sua bellezza e semplicità.

      “Ma, Federico –dissero- tu sei un poeta! Ti faremo una corona d’alloro!”,

      “... No, si schernisce Federico, non voglio applausi, non merito alloro. Ognuno, in fondo, fa il proprio lavoro.”

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      ognuno, in fondo, fa il proprio lavoro.

      un abbraccio

      patrizia

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